Il simpatico
Agostino Melega - proseguendo nella polemica tutta interna alla destra cremonese attorno al cosiddetto "
premio di minoranza" scrive "Perché non si é pensato a
Gian Carlo Corada come vice-sindaco?".
La risposta alla domanda ipotetica e paradossale é semplicissima.
Perché Corada - metabolizzata la notizia della sconfitta il giorno successivo al ballottaggio, che era lunedì - il martedì mattina si è presentato agli uffici comunali ed ha rassegnato le
dimissioni da tutti gli incarichi che fino ad allora ricopriva in quanto Sindaco uscente.
Della serie: la coerenza non si compra al supermercato.
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Via email è arrivato il seguente commento di Agostino Melega:
La stessa cosa feci io, a suo tempo, da consigliere della Triennale degli strumenti ad arco, ricevendo le congratulazioni dallo stesso Corada. Quello che chiami 'paradosso' è invece l'esigenza di trasparenza e chiarezza. Anziché un papocchio da carbonari, e da presa in giro, sarebbe stato preferibile un tentativo di disegno politico trasparente di 'larghe intese'. In questo quadro, Gianfranco Corada avrebbe potuto fare da educatore-maestro a coloro che giocano, sotto mentite spoglie, a far da 'guelfi' e 'ghibellini' in una mortificante pantomima. Nel chiuso di un ibrido areale sono state create le condizioni di un sommerso partito unico, quello della forchetta, in ricordo del paese di Cuccagna, dùa pusèe ghe n'è e pusèe se màgna. (mi raccomando metti tu la dieresi sulle due - u - alla francese)
Ciao, Deo, stàame bèen!
Agostino
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Seconda ‘espistola’ di Deo Fogliazza
Carissimo Agostino,
vale anche per te la definizione che "la coerenza non si compra al supermercato". Cosa che ho ben presente, che so apprezzare e che motiva l'amicizia che, da anni, ho nei tuoi confronti, nonostante le .... sponde avverse che da anni frequentiamo.
Continuo, però, a considerare un paradosso la tua provocazione sulla .... "vicesindacatura" di Corada.
Tratteggi un "partito unico", un "ibrido areale" che non mi appartiene (e, per quel "poco" che lo conosco, credo non appartenga nemmeno a Gian Carlo). Un mondo dal quale cerco di star lontano le mille miglia e che, anzi, nel mio piccolo e dal mio versante, tendo a contrastare culturalmente e politicamente.
Non vedo, come vedi tu, aggirarsi dei "forchettoni" (o, meglio, qualcuno ce ne sarà anche .... ma .... come sempre .... e non è questo che mi preoccupa. In fin dei conti trattasi di.... dettagli ininfluenti. Bazzecole, Pinzillacchere.).
Vedo però - questo si ! - una radicata tendenza consociativa, una ostinata resistenza alla chiarezza dei ruoli, al rispetto delle volontà popolari, alla chiarezza dei rapporti istituzionali. E questo sì che mi preoccupa molto!
Sono convinto che l'Italia - e con lei la nostra amata Cremona - potrebbe vivere giorni molto, ma molto migliori.... solo che accettasse la netta contrapposizione culturale, valoriale e politica tra diverse "scuola di pensiero" le quali - confrontandosi anche duramente - sapessero nello stesso tempo riconoscersi, rispettandosi, nei sacrosanti ed inviolabili principi e valori definiti nella Parte Prima della nostra Costituzione.
In sintesi: <<Chìi ghe n’àa, na màgna. Chìi ghe n’àa mìia vàarda in sö>>, <<Chi ne ha, ne mangia. Chi non ne ha, guarda in su>>. <<Ma vìighen ‘l è mìia ubligatòori, e se póol vìiver bèen ‘l istès>>, <<Ma averne non è obbligatorio, e si può vivere bene ugualmente>>.
Ad majora, Deo.
Risposta di Agostino Melega alla ‘seconda epistola’ di Deo.
Sono d’accordo: lasciamo pure stare la metafora ed il folklore delle forchette solitarie. Guardiamo la sostanza generale di un ambiente ingessato, fermo, e le condizioni di una città che langue. Se anche la politica si adegua alla morta gora e teme la franchezza e la freschezza dialettica ed il confronto serrato, e dove, invece, non si va più a capire il distinguo fra chi deve governare e chi deve incalzare, sollecitare, marcare stretto e fare le pulci suoi conti e su altro, si giunge, allora, inevitabilmente alla paralisi di qualsiasi progetto di uscita dalla crisi della città, e della voglia di competere che si è smarrita, per una sana gara civile, politica e amministrativa. La politica diventa becchina di se stessa. Il problema non è solo del Comune ma della città intera.